Archivio di Dicembre 2012
Sepeithos Eurisko: Registro Elettronico
Il Registro elettronico offre nuove opportunità alla comunità scolastica. In particolare ogni genitore potrà, direttamente da casa: • conoscere in tempo reale il profitto del proprio figlio; • controllare efficacemente le assenze; • ricevere e inviare comunicazioni.
Sepeithos Eurisko: Motivo del Progetto
Articolazione modulare monte ore annuale, unità insegnamento non coincidente con unità oraria, attivazione percorsi didattici individualizzati, articolazione modulare per gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso, aggregazione discipline in aree e ambiti disciplinari sono solo alcune delle possibilità offerte da questo progetto.
Sepeithos Eurisko: riferimenti normativi
Le istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa delle famiglie e delle finalità generali del sistema, a norma dell’articolo 8 concretizzano gli obiettivi nazionali in percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo.
Sepeithos Eurisko: Motivi del Progetto
Le popolazioni del tempo lo elessero a divinità fluviale locale ritraendolo nelle sembianze di un giovane e accomunandolo alla figura di Partenope. Il Sebeto con la sua acqua, che incanalata e distribuita è capace di dare fertilità ai campi, può assumere una forte carica simbolica nella città che lo ha cancellato.
Sepeithos Eurisko_motivo del Progetto
Sepeithos Eurisko: Presentazione del Progetto
La denominazione, la motivazione, l’Organizzazione e le attività laboratoriali del Percorso Formativo.
Gymnasium
Questo Percorso Formativo prende il nome dal ritrovamento del Gymnasium durante i lavori per la linea 1 della metropolitana.
Il Gymnasium
Dal “pozzo” di Piazza Nicola Amore, infatti, è spuntato un tratto di pavimento che i tecnici hanno ritenuto fosse quello posato all’ingresso del Gymnasium: quella sorta di tempio dello spirito e del corpo, usato dai giovani sia come palestra per svolgere esercizi fisici che come luogo d’eccellenza dove ascoltare filosofi, pensatori, letterati e poeti o esercitarsi nella musica. In altre parole stanno tornando alla luce resti monumentali della città imperiale. La Soprintendenza ha reso noto che, sul lato occidentale dell’edificio di prima età imperiale, è stata intanto individuata la struttura muraria di una scalinata, dalla quale sono stati asportati i gradini, mentre si sono conservate parte delle balaustre laterali in marmo. Dagli scavi è venuto alla luce un altro importantissimo ritrovamento archeologico: una testa marmorea che potrebbe raffigurare Nerone. A favore dell’identificazione con Nerone gioca la datazione della statua attribuibile al 50 d.C. Qualche dubbio invece riguarda la barba e la capigliatura che non corrisponde esattamente alla classica iconografia dell’imperatore, anche se potrebbe trattarsi di una raffigurazione più giovanile. Dal punto di vista storico, il ritrovamento costituirebbe una testimonianza che l’area di scavo (dove già è venuto alla luce l’edificio del gymnasium) era sicuramente un luogo di culto imperiale.
Naturalmente il prosieguo degli scavi potrebbe portare a nuovi ritrovamenti in tal senso. E’ anche significativo che il rinvenimento sia avvenuto poco lontano dal teatro dove intorno al 60 d. C., Nerone si esibì in performances canoro-musicali. L’imperatore, infatti, nel 64 d. C., fu impegnato a Napoli, nei giochi Isolimpici e a Benevento, nei Ludi gladiatorii. Si racconta che durante lo spettacolo, tenuto nell’edificio napoletano, il teatro crollò, non per l’esibizione ma per una violenta scossa di terremoto, uno di quei sismi che dal 62 stavano annunciando l’eruzione vesuviana del 79 d.C. . La scoperta della testa marmorea apre nuovi scenari sul passato di Napoli: dopo anni di studi, ricerche e intuizioni finalmente molte domande potrebbero trovare una risposta. Mentre finora si pensava di trovarsi di fronte al rinvenimento di un edificio (il gymnasium) abbattuto volutamente dagli antichi e pertanto privo di qualsiasi statua, ora si pensa che l’edificio possa essere crollato in conseguenza di un evento disastroso (terremoto, alluvione, ecc.) per cui lo scavo potrebbe nascondere ulteriori statue ed oggetti. Sul lato mare, proprio di fronte al tempio di età imperiale, è venuto alla luce un portico composto da un muro di fondo, in reticolato e laterizi, e da un basamento per le colonne. Lungo le pareti, una serie di lastre di marmo, alcune conservate quasi integralmente, altre in frammenti. Portano impressi lunghi elenchi di nomi: sono le liste dei vincitori delle «Isolimpiadi» o «Sebastà», i giochi che dal primo secolo dopo Cristo vennero organizzati a Napoli per celebrare il culto di Augusto. Per ogni anno di competizione una lapide-ricordo scritta in greco, suddivisa per categorie (uomini, ragazzi, fanciulle) e per specialità sportive (corsa, corsa armata, pancrazio). Su qualche lastra è rimasto impresso anche il nome dell’imperatore, cosa che consente di datare il reperto con precisione quasi assoluta. Fino a questo momento gli archeologi sono riusciti a «ripescare» le testimonianze dei giochi disputati ai tempi della dinastia flavia, tra l’anno 69 e l’anno 96, quando il dominio del mondo romano era affidato alle cure di Vespasiano, Domiziano e Tito; è molto probabile che se ne possano ritrovare di più antiche. I reperti di piazza Nicola Amore aiutano a raccontare la storia della città di 2000 anni fa, la storia di Napoli al tempo dell’imperatore. Un mondo a parte, isola di cultura greca, l’unica città d’Occidente nella quale era ammesso il culto di Augusto e si celebravano giochi in suo onore: processioni, sacrifici di buoi, gare di atletica, concorsi ippici, festival di poesia, teatro e musica. Per Elena Miranda, docente di storia greca alla Federico II: «È ipotizzabile che tutta la cittadella olimpica sia conservata sotto gli strati di urbanizzazione successiva parliamo di un’area molto vasta, tra il Museo e Porta Nolana. L’edificio venuto alla luce nella stazione del metrò potrebbe essere il tempio dedicato all’imperatore. A poca distanza dovrebbe esserci il gymnasium e verso piazza Mercato l’ippodromo». E continua: «Non si possono certo buttare giù tutti i palazzi per rivelare le meraviglie dell’antichità. Ma è teoricamente possibile effettuare sondaggi negli scantinati privati, in punti strategici, per individuare la posizione delle altre strutture sportive. Grazie a questa tecnica sarà riportato all’antico splendore il teatro romano di via Anticaglia. E con questo stesso sistema si spera di raggiungere le camere di sepoltura nascoste sotto i Vergini, splendidamente affrescate, che risalgono al periodo compreso tra età ellenistica e regno di Augusto». Alla professoressa Miranda è stato chiesto quando sono emerse le prime testimonianze di questo passato e come si svolgevano i giochi. «Sul finire dell’800, durante il Risanamento, vennero alla luce molte epigrafi con l’elenco dei vincitori dei ”Sebastà”, o giochi augustali. Per volere di Ottaviano, il culto dell’imperatore era consentito in Oriente ma proibito in Occidente. Unica eccezione Napoli che, pur diventando municipio romano nel I secolo, resta una città greca a tutti gli effetti». … «Il regolamento, pure questo un unicum, venne depositato a Olimpia. Nel programma sportivo c’erano gare di atletica leggera, atletica pesante, ippica. Poi c’era uno spazio dedicato all’arte: poesia, teatro e musica. E tutto il contorno della festa popolare e del culto religioso, dalla processione all’ecatombe dei buoi». E dopo Augusto? «Dopo Augusto, Napoli è rimasta il punto di riferimento per gli imperatori. Non solo feste e giochi, ma anche sontuose residenze con vista sul mare. Il legame più forte si è instaurato con Tiberio, Nerone e Tito». Ritornando agli scavi possiamo concludere che il tempio venuto alla luce faceva certamente parte di un vasto complesso sportivo e che in linea teorica, prolungando lo scavo in direzione Museo da un lato e in direzione piazza Mercato dall’altra, sarebbe possibile localizzare anche gli altri impianti usati dagli atleti, dal gymnasium all’ippodromo. «Il portico era usato come luogo d’incontro – spiega il soprintendente Stefano De Caro – ma anche, e soprattutto, come punto d’osservazione delle gare. Visto che il muro chiude la struttura sul lato mare e che le colonne si affacciano sul versante opposto, è ipotizzabile che più in fondo, tra il portico e il tempio, corresse una pista rettilinea per l’atletica. Una pista che corrisponderebbe in tutto o in parte all’attuale corso Umberto». L’importanza delle lastre ritrovate sulle pareti, spiega ancora il soprintendente, sta nel loro stato di conservazione. Altri esemplari ritrovati sul finire dell’800, durante i lavori del Risanamento, sono esposti nella sezione «Epigrafi» del museo archeologico. Perché, a quell’epoca, non furono ritrovate tracce del complesso che oggi sta emergendo dal cantiere del metrò? «E chi ha mai detto che non furono ritrovate? – prosegue De Caro – un secolo fa le tecniche erano diverse e non consentivano, probabilmente, di approfondire la scoperta. Ma c’era anche la superiore necessità di abbattere e ricostruire il centro storico dopo una tragica epidemia di colera».
Percorso Formativo Rubeolo
Il percorso formativo Rubeolo ricorda l’antico fiume i Napoli.
Il fiume di Napoli
In genere il Sebeto veniva identificato nel corso di acqua che scorre sotto il Ponte della Maddalena per la semplice ragione che dal 500 in poi costituiva l‘unico corso naturale di acqua esistente nelle immediate vicinanze di Napoli: infatti in epoca aragonese, nella seconda meta del 400, anche l’altro canalone che discendeva per la Sanità e i Vergini era stato deviato dal suo corso per il Lavinaio ed era stato fatto confluire in esso: l’altro fiume più vicino a Napoli era il Sarno (pure citato da Virgilio insieme al Sebeto ) che però sbocca a oltre 40 chilometri di distanza sull’altro versante del Vesuvio e quindi non può essere certo identificato con il Sebeto
Il Canalone che sfocia alla Maddalena e veniva denominato Rubeolo più che un nome proprio probabilmente era un termine generico che significava “piccolo rivo “
Dalla ricognizione topografica è stato ipotizzato che si trattava solo di un corso torrentizio di scolo di acque piovane senza alcun sorgente. Questa ipotesi porta ad escludere che ad esso fosse connessa un divinità, maschile o femminile che fosse, come invece le fonti storiche chiaramente mostrano.
E’ presente anche l’opinione che il Sebeto fosse dall’altra parte della città e che sfociasse quindi verso piazza Municipio e identificabile con il canalone proveniente dall’Arenella. Si parte da una testimonianza di Tito Livio che porrebbe il Sebeto in quella zone (l’opinione è riportata anche dall’enciclopedia Wikipedia.) In realtà però Tito Livio scrive:
“Publilio, occupata una posizione favorevole tra Paleopoli e Napoli, aveva già privato il nemico di quella reciproca assistenza di cui i diversi popoli avversari si erano serviti” (libro VIII, 23 )
Che una tale posizione fosse quella della foce di un fiume, che questo fosse poi il Sebeto è una supposizione priva di qualsiasi riscontro.
Senza poi contare che Tito Livio scrive tre secoli dopo gli eventi, senza nessuna notizia topografica certa di luoghi che non conosceva.
Rimarrebbe poi il problema fondamentale che si trattava di un semplice canale
Si è fatto allora una ipotesi ardita. L’acqua proveniente dalle sorgenti di Volla scorreva nell’antichità invece verso occidente, costeggiava tutta la città, riceveva come affluenti i tre torrenti della Arenella, della Sanita e di Miano passava per l’attuale via Foria scendendo quindi nella zona di Piazza Municipio. Quindi un conformazione topografica molto diversa dall’attuale in grado di sostenere un fiume vero e proprio per quanto di piccola portata. Tuttavia, guardando il terreno, il percorso appare poco plausibile: occorre ipotizzare che la conformazione del terreno sarebbe stata molto diversa dall’attuale e che la zona costiera orientale ( dove sta il ponte della Maddalena ) fosse nell’antichità più alta di qualche metro. L’ipotesi per quanto suggestiva, però non è suffragato da alcuna prova o indizio né storico, né topografico. D’altra parte è comune opinione degli storici, suffragata dalla semplice ricognizione dei luoghi che Napoli venne costruita su una zolla tufacea che aveva una difesa naturale proprio dai canaloni che abbiamo visto. Difficile ipotizzare che l’acqua potesse risalire per via Foria, che fra la parte orientale di Napoli e il mare ci fosse un ostacolo naturale in grado di impedire all’acqua di defluire. D’altra parte in epoca storica, nella zona interessata non sono segnalati movimenti vulcanici o tettonici o bradisismi che potessero determinare tali cambiamenti.
Una ipotesi molto originale fu avanzato nel 600 dal Celano secondo il quale il Sebeto scorre ancora ma nel sottosuolo di Napoli: ritiene che esso scorresse all’interno delle mura e che una violenta tempesta nel 1342 (di cui abbiamo notizia perché descritta da Petrarca) ha sconvolto la zona della foce situata nella zona di Monterone (nei pressi della Università) interrandola. Ma nessun fiume scorre sotto Napoli ma solo antichi acquedotti risalenti in parte all’epoca greco romana. Che il fiume poi scorresse all’interno delle mura non è compatibile con la morfologia del territorio e nemmeno con gli usi antichi: un fiume che entra in città attraversando le mura le renderebbe inutili . E’ vero pero che nella zona indicata effettivamente vi era uno scolo di acqua piovana: essa è ancora facilmente riconoscibile nella via del Grande Archivio e fungeva da collettore di acque piovane per la città
Allora dove stava il Sebeto: ? Credo che bisogna partire da un fatto del tutto evidente: le colline che contornavano Napoli greco-romana non potevano dar luogo ad un fiume ma le immediate vicinanze orientali erano e sono tuttora ricche di fonti e di acque.
Anche senza averne nessuna conferma storica o morfologica la soluzione pare allora abbastanza semplice: il Sebeto scorreva nelle immediate vicinanze orientali della città, scaturendo dalle sorgenti che si trovano nel territorio fra le colline e il monte Somma: la zona è stata interessata da molte eruzioni vulcaniche non solo quelle notissima del 79 d, C., che distrusse Pompei Questi movimenti hanno alterato la zona fra le colline e il Somma e quindi il fiume è sparito e il terreno diventato paludoso fino a che i canali artificiali (come quello di via Argine) non lo hanno prosciugato. Il Sebeto era un breve corso di acqua che scaturiva da una o più fonti nella zona di Volla. La divinità poteva essere associata alle fonti più ancora più ancora che al fiume come era uso degli antichi
Il Percorso Formativo Rubeolo
Il nostro Istituto è stato autorizzato ad attuare un percorso formativo a tempo pieno denominato Rubeolo. Rubeolo è il nome di un antico fiume della città che porta con l’acqua la vita e nasce dall’esigenza di osservare il proprio contesto, leggerlo e valorizzarlo. Partendo dalla leggenda, gli alunni si avvicinano fin dal primo anno del percorso, alla nostra città e successivamente imparano a conoscerla attraverso i fatti storici che l’hanno vista protagonista nei secoli, la poesia, la musica, le tradizioni e la lingua. Queste attività integrano il piano di studi formativo tradizionale e lo rendono particolarmente qualificato. Trovano, inoltre, continuità nel percorso Sepeithòs Eurisko attuato presso la nostra Scuola Secondaria.
Inizio attività di Rubeolo – Anno Scolastico 2006/2007
Presentazione Mus-E
Martedì 11 dicembre 2012 alle ore 10,30 nel Salone delle Grida della Camera di Commercio di piazza Bovio, si terrà la presentazione dell’attività Mus-E Napoli Onlus per l’anno scolastico 2012/2013.