foto del mese: marzo 2014
Il 15 dicembre 2012 l’inaugurazione di una scultura in acciaio corten che domina l’affollata area pedonale della stazione ToledoEssa rappresenta un uomo a cavallo, “Il Cavaliere di Toledo”, ed è posta in asse con il monumento equestre ottocentesco della vicina Piazza Bovio. Monumento equestre contemporaneo, l’opera di Kentridge rievoca dunque un tema scultoreo antico e solenne, ma lo fa con uno stile espressivo, dinamico, asciutto e insieme imponente, nato da una tecnica che genera le figure da un fantasioso e magistrale incastro di pannelli d’acciaio. Il tema iconografico del cavallo, già affrontato in passato da Kentridge, è ovviamente simbolo di autorità e potere, ma in una visione donchisciottesca, che il nostro artista di certo predilige, diventa emblema del viaggio.
Già nel 2009 al Museo Nazionale di Capodimonte aveva presentato una mostra, Strade della città (ed altri arazzi), allestita nel grande salone che normalmente ospita i Cinquecenteschi Arazzi d’Avalos. Al posto di tali opere storiche, William Kentridge collocò undici arazzi, bozzetti e disegni su documenti e mappe in originale del Regno di Napoli e piccole sculture di bronzo, concepiti e realizzati appositamente per la mostra. A Capodimonte presentò l’opera “Streets of the city”
Si trattava di opere legate alla serie degli Horse e Nose tapestries, proseguimento ideale della Porter Series, gruppo di lavori di dimensioni più contenute che presentavano ombre in processione proiettate su carte geografiche, realizzati dall’artista a partire dal 2001. Se la prima serie – dichiarava l’artista – raffigurava “porters”, quella di Capodimonte era equestre. Si trattava di figure equestri antieroiche, in una crociata senza speranza attraverso la storia, cavalieri e cavalli in cerca di una terra promessa, piuttosto che della Terra Promessa”.
Nei Nose tapestries si faceva esplicito riferimento al breve racconto di Gogol Il naso, del 1836. Nella storia di Gogol, il naso abbandona il volto del suo proprietario e assurge a maggiore autorità e prestigio di questi tentando di trasformarsi appunto in eroe equestre. Vengono descritti i tentativi dell’assessore di collegio Kovalèv di rintracciare e riappropriarsi del suo organo del senso, e delle parallele solitarie avventure di questo per le vie di San Pietroburgo.
Forte il legame dell’artista – già regista ed autore nell’ottobre 2006 delle scene del “Flauto Magico” al Teatro San Carlo – con la città di Napoli, nei secoli terra di conquista e di soprusi, ma anche musa pittoresca e inquietante per le arti e la cultura.