Anno Scolastico 2017/2018: Anno della Terra
La Terra … casa degli uomini.
“La terra è un bel posto e per essa vale la pena di lottare” (Ernest Hemingway)
Il mese di agosto è inverno nel nord delle Ande, un mese di venti freddi, detti wirapuka. I bovini devono sforzarsi per trovare pascoli verdi. Tutti sono in attesa del grande risveglio della natura: la primavera. Sulla cima di una montagna la comunità si è riunita intorno al vecchio saggio del villaggio. Il discendente degli antichi Inca esegue una cerimonia sacra, un rito sopravvissuto alla colonizzazione spagnola. Con movimenti lenti e solenni scava una buca nella Pachamama dove vengono collocate pentole di terracotta con pane, dolci, spighe di grano, acquavite, tabacco e foglie di coca. Pachamama (anche Pacha Mama o Mama Pacha) significa in lingua quechua Madre Terra, dea della Terra, dell’agricoltura e della fertilità.
Il culto della Madre Terra è uno dei più antichi nelle Ande del Sud America un rito propiziatorio precedente anche all’adorazione di Inti, il dio del Sole. Con la cerimonia di agosto le popolazioni andine vogliono restituire alla madre Terra il nutrimento che essa fornisce loro. L’enorme buca, nella quale tutti gli offerenti che partecipano al rito, ripongono gli alimenti, il cibo e le pietanze appositamente cucinate, viene infine completamente ricoperta. Ogni partecipante depone una pietra così da formare una vera e propria montagnola di sassi denominata Apachete. Per l’Apachete si sceglie sempre il luogo più in alto per far sì che sia il più possibile vicino al Sole (Inti).
La Terra … casa di una comunità nazionale.
“Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare” (Andy Warhol)
Nelle campagne del casertano (la famigerata terra dei fuochi) due fratelli Ezio e Cosimo cercano di portare avanti, fra mille sacrifici, l’azienda agricola di famiglia. I loro terreni sono purtroppo ambiti dalla criminalità per l’ampliamento di una discarica che nasconde anche rifiuti illegali. Le intimidazioni per la vendita dei terreni diventano sempre più violente, tanto da dividere i due fratelli. Ezio, il minore, intende accettare i soldi e vendere la terra mentre il maggiore, Cosimo e la moglie Rosaria rifiutano orgogliosamente. Quando anche Cosimo sarà piegato da un male incurabile, sarà Rosaria ad ergersi come ultimo baluardo di legalità. Questa storia è la trama del film Veleno presentata alla Mostra di Venezia ed ispirata ad una storia vera.
La narrazione, che è alla base di questo film, porta l’attenzione sulla terra dei fuochi e l’avvelenamento dei territori ad opera dell’ecomafia che attanaglia la Campania: un dramma collettivo. Tra Napoli e Caserta si sviluppano mille roghi all’anno. Con quattordicimila nuovi casi di tumore maligno tra il 2010 e il 2012 si registra un aumento costante, su queste terre, delle patologie tumorali.
Questa storia ci ricorda anche che la storia dell’avvelenamento dei territori è una storia collettiva che non riguarda solo la Campania: pensiamo al Petrolchimico di Porto Marghera, all’Ilva di Taranto, ancora al Petrolchimico di Gela, al Carbone a Brindisi, all’avvelenamento dei laghi e dei fiumi a Potenza. E potremmo, purtroppo, continuare a lungo. Un fenomeno che colpisce nel presente e danneggia il futuro e che reclama una reazione personale e collettiva.
La Terra … casa della nostra comunità locale (la nostra città).
“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra, c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo.” (Cesare Pavese).
“Io sono molto affezionato a questo pezzo perché è veramente tutto me stesso … é quello che sento, é tutto quello che voglio dire. Anche con i dischi che farò in futuro è tutto quello che voglio esprimere. Terra Mia parla di un ragazzo, un napoletano, un romano, un siciliano, un milanese, che guarda la sua terra si accorge che certe cose sono completamente sbagliate come la paura della morte, come il non essere. Tutti abbiamo avuto delle crisi esistenziali … vedere la propria terra è come vedere la libertà … è come sentire la libertà che gli altri ti danno”(Pino Daniele)
Liberamente tratto da https://www.youtube.com/watch?v=EfK_ftom9gU
Terra Mia
Comm’è triste, comm’è amaro
Assettarse pe guardà’ tutt’e ccose
Tutt’è parole ca niente pònno fa’
Si m’accido ie agg’jettato chellu ppoco ‘e libertà
Ca sta’ terra, chesta gente ‘nu juorno m’adda da’
Terra mia terra mia
comm’è bello a la penzà’
Terra mia terra mia
comm’è bello a la guardà
Nun è overo nun è sempe ‘o stesso
Tutt’e juornë po’ cagnà’
Ogge è deritto, dimane è stuorto
E chesta vita se ne và
‘E vecchie vanno dinto a chiesa
Cu’ a curona pe’ prià’
E ‘a paura ‘e chesta morte
Ca nun ce vo’ lassà’
Terra mia terra mia
Tu si’ chiena ‘e libbertà
Terra mia terra mia
I’ mò sento ‘a libbertà.
La Terra … casa della nostra comunità scolastica
“ La nostra casa? … una casa di tutti perché tutti, proprio tutti, hanno diritto di cittadinanza in una comunità scolastica. Una casa a tempo perché altri l’hanno abitata prima di noi ed altri l’abiteranno dopo di noi. A noi il compito di preservarla nel migliore dei modi per quelli che verranno”.
Caro Preside
Sono A. della classe Quinta. Ieri ci hai raccontato la storia dell’asino e degli occhiali verdi. Mi è piaciuta. Io a mio padre e mia madre li vedo poco, ogni tanto. Sto con mia nonna e alcuni giorni anche con mia zia. Mi piace venire a scuola perché c’è la mia aula, il mio banco, la mia sedia, i miei compagni e le mie maestre, che sono molto brave. A scuola mi vogliono bene e imparo tante cose. La scuola mi piace per questi occhiali verdi che non si vedono ma ci fanno guardare le cose in un altro modo.