foto del mese: novembre 2017
La mostra “L’Esercito di Terracotta e il Primo Imperatore della Cina“, allestita all’interno della suggestiva Basilica dello Spirito Santo nel centro storico di Napoli, costituisce uno sorprendente viaggio nell’antica Cina di 2.200 anni fa. In esposizione più di 300 manufatti: riproduzioni di oggetti scoperti nella Necropoli e appartenuti al primo imperatore Qin Shi Huang (260 a.C. – 210 a.C.). I pezzi in mostra sono stati riprodotti con particolare attenzione ai dettagli al fine di mantenere bellezza e originalità. Statue, armi, armature, carri da guerra, vasellame e utensili, che richiamano alla vita quotidiana dell’antica Cina, sono stati realizzati direttamente dagli originali grazie a calchi e rifiniti secondo il metodo antico, da artigiani cinesi della regione di Xi’An. I guerrieri, uno diverso dall’altro, ritrovati vicino alla tomba dell’imperatore, probabilmente dovevano difenderlo anche nell’aldilà. Una sorta di realtà aumentata di 2200 anni fa, intesa come arricchimento della percezione sensoriale attraverso un aumento dell’altezza delle statue, sono alte da 1,75 a 1,95 metri, troppo per raffigurare personaggi cinesi, il loro enorme numero, la dislocazione sul territorio. Una mostra, in genere, consente un contatto con l’opera originale, segna una sorta di legame tra il passato e il presente. In questo caso, grazie alla spettacolarità di queste riproduzioni e al realismo dei magnifici decori, rafforzata da affascinanti suggestioni luminose e audiovisive, consente una riflessione su una delle grandi civiltà del passato.
La scoperta
L’inverno del 1974 era stato particolarmente secco: una grande siccità aveva colpito la provincia dello Shanxii e tutto il nord della Cina. Nel mese di Marzo i contadini dei villaggi intorno al Monte Li, poco lontano dalla città di Xi’an, si misero a cercare acqua scavando pozzi nella campagna. La zona era molto vicina ad un sito archeologico: il mausoleo del primo imperatore cinese Qin Shi Huang. In un primo momento i contadini erano soliti trovare cocci di terracotta che raccoglievano e riutilizzavano. Continuando gli scavi si accorsero che i cocci che venivano alla luce erano molto diversi da quelli che erano soliti trovare: avevano delle sembianze quasi umane. Gli anziani, che erano molto superstiziosi, pensarono che l’aver portato via quei cocci dal terreno potesse in qualche modo fare infuriare gli spiriti: per giorni gli abitanti del villaggio ritornarono sul luogo del ritrovamento a pregare ed accendere incensi per placare l’ira degli dei. Uno di loro, Yang Zhifa, la pensava diversamente; dopo aver notato che il ritrovamento era diverso dal solito, che in mezzo ai rottami aveva visto oggetti di metallo luccicante che sembravano spade o coltelli, il 29 marzo avvertì le autorità cinesi, che inviarono sul posto un gruppo di ricercatori. Fu sufficiente allargare un poco lo scavo perché i ricercatori si accorgessero di essere davanti ad un ritrovamento storico. Dopo più di 2000 anni l’esercito di terracotta rivedeva finalmente la luce. Da allora gli scavi proseguirono e con molta prudenza: ad oggi sono state riportate alla luce circa 6000 statue che sono diventate velocemente la seconda più famosa attrazione del Regno di Mezzo dopo la Grande Muraglia Cinese. I contadini non ricevettero mai un compenso per la scoperta tranne Yang Zhifa che ottenne un premio equivalente al suo stipendio di un anno e per il resto della vita si mantenne firmando autografi.
Il Mistero del Mausoleo di Qin Shi Huangdi
Qin Shi Huang, un leggendario e controverso sovrano, durante il 3° secolo A.C, seppe unificare sotto il suo regno un immenso territorio creando di fatto la Cina, era ossessionato dall’idea dell’immortalità. Il suo mausoleo e l’esercito che lo proteggeva si trovano a circa 35 km a Est di Xi’an in una località chiamata Litong. La sua sepoltura rimane tutt’oggi sotto un tumulo di terra alto 50 metri e il contenuto del suo mausoleo resta ancora un mistero.
Lo storico Sima Qian (145 a.C. circa – 86 a.C. circa) narra che la costruzione dell’immenso palazzo e dell’esercito che lo difende furono realizzati con il lavoro coatto di più di 700.000 uomini e la realizzazione richiese più di 40 anni. Secondo antiche scritture e leggende il soffitto del Mausoleo sarebbe stato costruito in rame con perle a raffigurare il cielo notturno e le stelle. Il pavimento invece raffigurerebbe l’impero e per ricreare il fiume Giallo e il fiume Azzurro che scorrono verso il mare sarebbero stati utilizzati dei geniali macchinari in grado di far scorrere mercurio al posto dell’acqua. Nell’antichità vi era la credenza che il mercurio portasse all’immortalità. La leggenda racconta che lo stesso imperatore morì proprio a causa di un avvelenamento da mercurio che ingeriva in grandi quantità per sfuggire alla morte. L’alto tasso di inquinamento da mercurio nel terreno intorno al mausoleo è secondo quello che dicono le autorità cinesi uno dei motivi per cui il mausoleo non è ancora stato portato alla luce. Gli archeologi invece sostengono che al momento non si possiedono le tecnologie giuste per scavare senza fare danni, ma di anno in anno le tecnologie migliorano per cui non è detto che non lo vedremo mai. Difatti quando i primi guerrieri di terracotta furono portati alla luce, pochi minuti di esposizione all’aria e al sole fecero completamente sparire i pigmenti con cui erano stati colorati.
Nel 1987 il mausoleo dell’imperatore Qin Shi Huang, di cui l’esercito di terracotta fa parte, è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.