foto del mese: dicembre 2017
Dal 6 dicembre 2017 all’8 aprile 2018 si può visitare a Palazzo Zevallos Stigliano di via Toledo (Napoli), la mostra “Da De Nittis a Gemito. I napoletani a Parigi negli anni dell’Impressionismo”, curata da Luisa Martorelli e Fernando Mazzocca. Questa esposizione, che si spinge fino al secondo Ottocento, analizza il rapporto privilegiato dei pittori napoletani con Parigi e il loro significativo contributo alla rivoluzione impressionista che si andava affermando in quegli anni nella capitale francese. Il percorso espositivo, costituito da novanta opere provenienti da musei italiani e collezioni private, illustra i lavori di artisti che soggiornarono a Parigi nella seconda metà dell’Ottocento, o che le inviarono ai Salon e alle Esposizioni Universali; i napoletani sono stati più numerosi di quelli provenienti da qualsiasi altra parte d’Italia. La mostra ripercorre lo sviluppo della pittura napoletana alla luce di questo fenomeno che ha interessato i generi più amati di quel tempo, il paesaggio, le marine, la veduta urbana e soprattutto la cosiddetta “pittura della vita moderna”, di cui gli Impressionisti e Giuseppe De Nittis sono stati i maggiori interpreti.
Pugliese ma napoletano di vocazione e cultura, Giuseppe De Nittis è presente con una trentina di opere, di cui una mai esposta prima. Nel suo celebre salotto parigino, dove erano ospiti abituali tra gli altri Edgar Degas, Edmond de Goncourt, Charles François Daubigny insieme a vari protagonisti della mondanità, ha accolto gli artisti napoletani che giungevano in città. Tra questi Antonio Mancini che proprio dall’assidua frequentazione di quel salotto riuscì a trarre ispirazione per una pittura del tutto originale. Una intera sezione della mostra è dedicata allo scultore Vincenzo Gemito di cui vengono esposti numerosi ritratti e il grande “Pescatore”, presentato all’Esposizione Universale del 1878.
Giuseppe De Nittis nato il 25 febbraio 1846 a Barletta, in una famiglia di ricchi proprietari terrieri, perse prematuramente entrambi i genitori. Lasciò la Puglia all’età di 14 anni recandosi coi fratelli a Napoli dove si iscrisse all’Istituto di Belle Arti, presso il quale resistette appena due anni insofferente verso insegnanti legati a metodi didattici e a canoni artistici da lui percepiti come ormai datati, al punto da essere espulso per indisciplina È a quest’epoca che risale la sua prima immersione fisica ed emozionale nell’allora intatta natura dell’area vesuviana dei cui aspetti sublimi e drammatici assorbe colori, riflessi, contorni, sfumature traducendoli in una pittura il più delle volte già di grande purezza e modernità, grazie alla sua capacità di cogliere in punta di pennello non solo le forme ma anche le atmosfere climatiche ed emotive del momento:
“La natura, io le sono vicino. L’amo! Quante gioie mi ha dato! Mi ha insegnato tutto” (De Nittis – Memorie d’artista). Dopo il suo trasferimento nel 1867 a Parigi, De Nittis non perse il suo rapporto con l’Italia. A Parigi conobbe Léontine Gruvelle, musa ispiratrice di tanti dipinti, che sposò a 23 anni nel 1869. Nel 1870 dopo lo scoppio della guerra franco-prussiana si stabili a Napoli e successivamente fino al febbraio 1873 a Resina il paesino della cinta vesuviana che aveva dato il nome alla corrente di giovani artisti di cui De Nittis faceva parte, rinominata poi con ironia da Domenico Morelli la “Repubblica di Portici”. Di questo periodo riportiamo una sua descrizione del Vesuvio in eruzione ed un quadro mai esposto al pubblico.
“Mi ero sistemato vicino al cratere del Vesuvio, al mio solito posto (…). D’improvviso senza alcun motivo apparente, mi alzai e spostai i miei attrezzi a poca distanza. Avevo fatto appena in tempo ad allontanarmi che un ampio squarcio si aprì proprio nel posto dove da un mese ero solito lavorare. Il getto delle pietre e della lava arrivò fin dove mi trovavo senza ferirmi (…). Verso l’una del mattino i due pittori Federico Rossano e Marco De Gregorio vennero a chiamarmi. – All’erta Peppino! La montagna è in fiamme. – In un momento fui pronto. Risalimmo lentamente vico Cecere e la strada nazionale. Malgrado un fumo denso, si vedeva un bagliore rosso corruscare il cielo e la terra (…). La montagna scoppiettava, la lava divorava tutto al suo passaggio e, anche a distanza, il calore disseccava gli alberi che facevano pfffhh e si infiammavano come fiammiferi. Procedevamo a fatica per sentieri scoscesi, che solcavano le antiche rocce laviche. Intere famiglie, cariche di fagotti, fuggivano trascinandosi dietro nugoli di vecchi e di bambini. L’aria era piena di invocazioni alla Madonna, e più spesso ancora, a san Gennaro. Intanto era giunta l’alba a rischiarare l’immenso disastro. Era ora di andarcene” (da “Taccuino 1870/1884” – Bari, 1964) da Vesuvio-web
La tela “Eruzione del Vesuvio”, uno dei dipinti di maggiori dimensioni realizzati da Giuseppe De Nittis, presente nella mostra ha una storia particolare. Fu confiscata nel 1938 dai nazisti alla raccolta viennese cui era appartenuta e trasferita in Alta Austria nel monastero benedettino lo Stift Kremsmünster per destinarla al museo ariano che Hitler vagheggiava di realizzare attraverso il depredaggio di prestigiose collezioni. Si tratta di un quadro caratterizzato da una stesura pittorica libera nella sua impressionante matericità e da una grande forza evocativa nel rendere l’unicità del luogo e del momento. Vi troviamo una potenza visiva ancora una volta ispirata alla personalissima reinterpretazione della pittura giapponese. Dopo la Seconda guerra mondiale il quadro fu restituito alla famiglia viennese e, in seguito, da questa rimesso sul mercato fino a raggiungere la collezione privata di cui fa parte attualmente. Grazie a questo ultimo proprietario l’opera è riemersa dall’oblio in cui era caduta per oltre un secolo.
Giuseppe Palizzi, Domenico Morelli, Gioacchino Toma, Francesco Netti, Francesco Paolo Michetti, Federico Rossano, Edoardo Tofano, Giacomo Di Chirico, Alceste Campriani sono gli altri protagonisti di questa mostra e ci raccontano con le loro opere come tra le pendici del Vesuvio e le rive della Senna nacque la “pittura della vita moderna”.