foto del mese: marzo 2018
Il cratere a figure rosse, rinvenuto nella necropoli di Castel Capuano e risalente al IV secolo a.c. rappresenta la corsa con le fiaccole, che non rientrava tra le gare, ma era connessa piuttosto con i riti sacrali. Essa, poi ripresa nelle cerimonie inaugurali delle Olimpiadi moderne, prevedeva una staffetta tra diversi corridori di una stessa tribù, che si scambiavano la fiaccola col fuoco sacro, fino a raggiungere il traguardo.
Gli oggetti rinvenuti consentono di attestare i contatti di Neapolis con Atene, in quanto esemplari omologhi sono ritrovati in Attica.
A Napoli, considerata al tempo dei romani “la città più greca d’Occidente”, furono istituiti, i giochi Isolimpici, o Italikà Romaia Sebastà Isolympia, presumibilmente nel 2 d.C in onore dell’imperatore Augusto, come ringraziamento per essere accorso in aiuto della città dopo un terremoto.
“Napoli ebbe, unica città d’occidente, il privilegio di celebrare i giochi italici in onore di Roma e di Augusto, pari per la quinquennalità di giochi olimpici e detti perciò isolimpici. E quel privilegio non era tanto dovuto a personale predilezione dell’imperatore o a ragioni di opportunità politica, quanto piuttosto alla sua intatta grecità: che nel generale decadimento dell’ellenismo della Magna Grecia e della Sicilia, Neapolis, ancora greca di lingua, di istituzioni, di culti e di costume di vita, poteva essere considerata, nella prima età dell’impero, la metropoli dell’ellenismo d’occidente.” (Amedeo Maiuri)
Il legame, molto forte, tra l’Antica Olimpia e Napoli è testimoniato dalla presenza, fin dal 2 d.C., degli Italikà Romaia Sebastà Isolympia, svoltisi almeno fino alla seconda metà del III secolo d.C. talvolta con la presenza o la partecipazione degli stessi imperatori. Napoli ebbe, unica città d’occidente, il privilegio di celebrare i giochi italici in onore di Roma e di Augusto. “E quel privilegio – scriveva il famoso archeologo Amedeo Maiuri – non era tanto dovuto a personale predilezione dell’imperatore o a ragioni di opportunità politica, quanto piuttosto alla sua intatta grecità: nel generale decadimento dell’ellenismo della Magna Grecia e della Sicilia, Neapolis, ancora greca di lingua, di istituzioni, di culti e di costume di vita, poteva essere considerata, nella prima età dell’impero, la metropoli dell’ellenismo d’occidente”. Il regolamento dei giochi Isolimpici neapolitani fu ritrovato molti anni prima ad Olimpia, la città greca in cui si svolgevano i celebri giochi dedicati a Zeus, e in cui si faceva menzione di un tempio eretto in onore dell’imperatore Augusto collocato nella città di Neapolis. Gli scavi della fermata di Duomo confermano, dunque, l’esistenza di questo luogo tramandato attraverso i millenni, un edificio di grande importanza e prestigio per la città, agognato a lungo da studiosi e letterati di ogni epoca.
Napoli, per affrontare l’impegno dei Sebastà, istituiti in onore di Augusto come ringrazia-mento per aver aiutato la città sconvolta da un terremoto, si dotò di tutti gli impianti necessari per lo svolgimento delle gare, come testimonia il grande complesso – uno dei pochi stadi rinvenuti in Italia – portato alla luce nel 2003 durante gli scavi per la costruzione della stazione Duomo della metropolitana in piazza Nicola Amore, riconosciuto, per le iscrizioni ritrovate, come “Il complesso monumentale dei Giochi Isolimpici”. La parete di fondo era rivestita da una serie di lastre di marmo – alcune conservate quasi integralmente, altre in frammenti – che portavano impressi lunghi elenchi dei vincitori degli Italikà Rhomaia Sebastà Isolympia. Dal momento che il muro chiude la struttura sul lato mare e che le colonne si affacciano sul versante opposto, è ipotizzabile che tra il portico e il tempio corresse una pista rettilinea per i “Ludica”, l’atletica, che coinciderebbe con parte dell’attuale corso Umberto.