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Vùsciola

Il Percorso Formativo Vùsciola utilizza come propria specificità lo studio della Lingua Napoletana. E il primo problema che ci si pone è se il Napoletano è una lingua o un dialetto?

Plurilinguismo e didattica interculturale

La comparazione come spunto di sensibilizzazione e mezzo per l’integrazione

Un dialetto (voce dotta, ripresa dal lat. tardo dĭălectŏs, s. f., “dialetto”, prestito dal greco διάλεκτος, letteralmente “colloquio, parlare ordinario, lingua, pronuncia particolare, dialetto”) è una varietà linguistica (o idioma) usata da abitanti originari di una particolare area geografica. Il numero di locutori e le dimensioni dell’area interessata possono variare. Un dialetto, se si estende in un’area piuttosto ampia, può contenere molte varianti, che a loro volta possono distinguersi in sottovarianti per aree minori.

Non esistono criteri scientifici o universalmente accettati per discriminare le “lingue” dai “dialetti”, anche se esistono alcuni paradigmi, che danno risultati spesso contraddittori. La distinzione esatta è pertanto soggettiva, e dipende dal proprio sistema di riferimento.

Le varietà linguistiche sono spesso definite “dialetti” piuttosto che “lingue”:

  • perché alla comunità dei locutori della varietà non corrisponde alcuno Stato a sé stante che la riconosca come propria, o alcun gruppo etnico che si riconosca e venga riconosciuto come tale
  • perché non sono utilizzate per redigere documenti ufficiali
  • perché mancano di prestigio presso i locutori e/o presso altri

linguisti antropologici definiscono il dialetto come variante. In questo paradigma la differenza tra lingua e dialetto è quella tra l’astratto o il generale ed il concreto o il particolare: da tale prospettiva, nessuno parla una “lingua”, tutti parlano un dialetto di una lingua.

Il celebre aforisma  “Una lingua è un dialetto con un esercito ed una marina militare”), usualmente attribuito al linguista lituano di lingua yiddish Max Weinreich, illustra il fatto che la distinzione fra lingua e dialetto è di natura politica, più che linguistica. Questa è forse la dichiarazione più citata di un’analogia che è stata attribuita ad altri autori. Weinreich dichiara esplicitamente di non averla ideata, ma di averla sentita in una conversazione privata.

Per tanti anni in Italia si è dovuto fare fronte ad un giudizio negativo nei confronti del dialetto, nelle scuole si cercava di vietarne l’uso; il dialetto veniva considerato come una lingua inferiore, che ostacolava l’acquisizione dell’italiano. Erroneamente, si pensava che eliminando l’uso del dialetto sarebbero scomparse le interferenze con l’italiano. Vari studi (cfr. Benincà, Vanelli) hanno mostrato che dal punto di vista linguistico non ha senso distinguere lingue e dialetto in quanto linguaggi naturali. Non ci sono motivi scientifici validi per considerare il dialetto inferiore all’italiano. La distinzione dialetto e lingua esiste in base a motivazioni di carattere socio-linguistico non prettamente linguistico.

Una volta superati i pregiudizi, l’attenzione si focalizza su come poter sfruttare le conoscenze del dialetto, lingua madre dell’allievo, per poter insegnare al meglio l’italiano. La proposta è quella di partire dalla conoscenze del dialetto per fare il confronto con l’italiano, confronto che va fatto non solo dal punto di vista lessicale ma soprattutto a livello sintattico. Si può lavorare sugli errori di italiano dovuti all’interferenza con il dialetto, esplicitare le differenze, oppure incoraggiare gli alunni a trovarle, in modo che si rendano conto che non è una determinata struttura del dialetto che è sbagliata, bensì è sbagliato trasferirla all’italiano quando questo usa una struttura differente.

Valorizzare il dialetto, lingua madre di tanti ragazzi, e il confronto esplicito con l’italiano  non può in nessun modo danneggiare l’uso dell’italiano, al contrario sarà un modo per affrontare positivamente la varietà linguistica, cercando di potenziare la capacità di espressione in tutti i suoi settori. Lavorando su questo tipo di riflessione i ragazzi si renderanno sempre più consapevoli che ogni lingua ha le sue strutture e le sue caratteristiche e ogni stile ha il suo repertorio terminologico, le sue scelte semantiche e sintattiche. Questa consapevolezza rende di norma più solida e sicura la competenza in ambedue le lingue.

Vùsciola

 

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