foto del mese: luglio 2017
L’Accademia degli Oziosi è stata un’istituzione culturale, in particolare letteraria, attiva a Napoli nel corso del XVII secolo. Fortemente voluta da Giovanni Battista Manso fu fondata martedì 3 maggio 1611 e radunava nel chiostro della chiesa di Santa Maria a Caponapoli, luogo dove tenne le sue sedute, i maggiori intellettuali napoletani e spagnoli della prima metà del Seicento.
Il nome di questa istituzione culturale non può essere letto con i parametri del nostro vocabolario moderno; in realtà l’Accademia degli Oziosi trae i propri principi costitutivi dal concetto di otium come lo intendevano gli antichi romani, tempo libero, contrapposto al negotium, dedicato ad affari e vita politica. Tutto ciò che riguardava la vita privata era quindi otium e comprendeva anche il gioco, il relax, lo studio. Ecco allora che appare più chiaro il significato di Oziosi: intellettuali che nelle riunioni private in giardini e ville di mecenati impiegavano il tempo per discutere di filosofia, per comporre poesie, per scrivere romanzi e racconti
Alla sua fondazione, voluta da Giovanni Battista Manso, in presenza di Pedro Fernández de Castro, viceré di Napoli, parteciparono Giovanni Andrea Di Paolo, Francesco De Pietri, Giovanni Battista della Porta, Giulio Cesare Capaccio e Giambattista Basile.
Stemma
Aveva come motto Non pigra quies ovvero “una tranquillità non inutile”, a esplicativo sigillo degli scopi di questa nuova istituzione culturale e come emblema, presente come marca editoriale in alcune pubblicazioni, un’aquila sormontata da una corona e da un angelo.
Accademia
ll termine accademia deriva dal greco e indicava la scuola filosofica di Platone, fondata nel 387 a.C. e situata in un luogo appena fuori le mura di Atene, chiamata così dal nome dell’eroe di guerra Academo che aveva donato agli ateniesi un terreno che divenne un giardino aperto al pubblico dove Platone filosofava con i suoi discepoli. Qui Platone scrisse i suoi dialoghi e Aristotele seguì le lezioni del maestro fino alla sua morte. Incerta la funzione specifica della scuola: s’ipotizza che
- fosse dedicata alle Muse con un carattere quindi religioso;
- fosse una scuola di formazione politica per i giovani greci;
- fosse indirizzata allo studio e alla ricerca come una specie di università moderna
La nascita delle accademie moderne è strettamente collegata allo sviluppo dell’Umanesimo, quel movimento culturale, ispirato da Francesco Petrarca e in parte da Giovanni Boccaccio, volto alla riscoperta dei classici latini e greci nella loro storicità tramite i quali poter avviare una “rinascita” della cultura europea dopo i “secoli bui” del Medioevo. Poiché le università, salvo poche eccezioni, rimasero fedeli al metodo della filosofia scolastica, un sistema scolastico-educativo diffuso in tutta Europa che garantiva una sostanziale uniformità di insegnamento, gli Umanisti crearono delle istituzioni alternative dove coltivare il loro modello di cultura che chiamarono accademie.
Accademie a Napoli
Alla metà del Cinquecento si estingueva a Napoli l’Accademia Alfonsina che per oltre un secolo aveva riunito gli esponenti più insigni del mondo letterario e culturale della capitale del Viceregno. Il patrimonio della celebre istituzione non venne recepito dalle altre che videro la luce in quell’epoca, perché tutte ebbero vita grama, e alcune finirono soppresse per ordine del vicerè Pietro di Toledo. La gerarchia ecclesiastica vigilava con zelo sull’ortodossia dei loro frutti letterari, e le autorità politiche non sempre ne tolleravano l’attività, pronte a decretarne lo scioglimento quando l’orizzonte si rabbuiava. Così le Accademie dei Sereni, degli Ardenti e degli Incogniti, fondate nel 1546, furono soffocate l’anno appresso per il sospetto religioso congiunto con quello politico. Al fine di cautelarsi da questi incidenti, i responsabili delle Accademie si mostravano oltremodo ossequiosi del potere costituito, curavano di stabilire già negli statuti le materie che sarebbero state sottratte alla libera discussione e si arrogavano il diritto di censura nelle altre.
Accademia degli Oziosi
L’accademia napoletana degli Oziosi, come abbiamo visto precedentemente, sorse nel 1611 per volere di uno dei più importanti mecenati vissuti a cavallo tra Cinquecento e Seicento, Giambattista Manso, nato a Napoli nel 1567, marchese di Villalago e proprietario del castello di Bisaccia, oggi in provincia di Avellino. Nobile colto e magnanimo, Manso fu sempre attento alla vita culturale napoletana ed italiana in generale, amico e mecenate di Torquato Tasso, di cui scrisse anche la prima biografia ufficiale e che ospitò più volte, sul finire del XVI secolo, nella sua residenza napoletana, oggi nota come Palazzo Balsorano.
Già in questi anni gli si poteva riconoscere, ancora in erba, la ricerca della tranquillità e della pace come stimoli per le attività culturali alla base della futura Accademia. Il palazzo offriva infatti amplissime sale e grandi e meravigliosi giardini, ancora oggi esistenti e visitabili, anche se privati. Un’epigrafe fatta incidere su marmo e apposta all’ingresso del palazzo testimonia il soggiorno del Tasso e la sensazione di operosa quiete che si respirava negli ambienti. Così recita: Torquato Tasso, ospite di un amico nel MDXCII [1592], mirando da questo poggio il cielo, i campi, la marina, delineava il mondo creato, ritesseva la Gerusalemme, filosofava dell’amicizia, dimentico delle avversità contenuto della vita (Vito Fornari, 1825).
Non solo il Tasso frequentò questi luoghi, tra gli iscritti va citato Giambattista Marino. Fu con lui che il Manso cominciò ad ideare la nuova Accademia, che poi fondò ufficialmente nel 1611, insieme ad altri nomi celebri della scena culturale napoletana, tra cui Giambattista Della Porta e, appunto, Giambattista Basile autore del Racconto dei Racconti. Luogo designato per gli incontri dell’accademia fu però non il Palazzo Balsorano, bensì lo splendido Chiostro di Santa Maria a Caponapoli, monumentale giardino al centro del convento annesso alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie Maggiore, fondato dai frati Eremitani Girolamini sul finire del XVI secolo. L’ordine vi rimase fino al 1799, poi venne soppresso e i suoi ambienti inglobati nello storico Ospedale degli Incurabili (1809).
Nata sotto il favore della corona spagnola — a Napoli in quegli anni regnava il viceré Pedro Fernandez de Castro y Andrade, il quale partecipò personalmente alla fondazione dell’istituto —, l’Accademia si caratterizzò subito per la commistione tra letteratura italiana e spagnola, motivo per cui alle riunioni si ritrovavano spesso anche illustri personaggi della scena culturale internazionale (primo tra tutti lo scrittore e poeta Francisco de Quevedo). L’Accademia resistette al duro colpo subito dal viceregno spagnolo con la rivolta di Masaniello, che portò l’esperienza repubblicana nella città anche se solo per pochi mesi (1647-1648). Le attività e gli incontri di quella che fu una tra le più importanti accademie del Regno di Napoli si conclusero solo sul finire del secolo, con la progressiva scomparsa dei suoi membri e fondatori.
Un grazie particolare al prof. Gerardo Grossi dell’Università Orientale di Napoli che in occasione dell’evento finale del Progetto “Piazza Mercato racconta. Storie di Amore e Rivoluzione tra Cinquecento e Settecento” del 31 maggio 2017 nella Sala Corradino di Svevia ci ha parlato di questa gloriosa Accademia di Napoli.