foto del mese: febbraio 2018
Il Poliorama pittoresco iniziò a uscire nel 1836 dalla tipografia di Filippo Cirelli, che ne fu anche direttore, coadiuvato per le prime due annate dal pittore Salvatore Fergola. Prima rivista illustrata napoletana, conteneva, come i grandi giornali divulgativi europei dell’epoca, notizie e curiosità di ogni genere, dalla letteratura all’arte, alla geografia e alla scienza. In ogni numero era presente la biografia di un personaggio importante.
Ispirandosi al francese Magasin pittoresque (1834), nel 1839 Cirelli diede vita, con la collaborazione di Domenico Anzelmi, alla rivista La moda. Appendice al Poliorama pittoresco. I numeri della rivista, uscita fino al 1844, si aprivano con l’incisione e la biografia di un personaggio famoso dell’epoca (Gaetano Donizetti, Giovanni Paisiello, Nicola Zingarelli, ecc.), seguite da un Bollettino di mode e da un figurino a colori con relativa didascalia; erano presenti, talora, anche notizie sui teatri e di varia umanità.
Storia
Nel 1597 durante il viceregno del conte di Olivares Enrique de Guzmán fu praticata abusivamente (analogamente a quanto avvenne per Port’Alba) un’apertura (in napoletano pertuso) nella murazione in modo tale da agevolare il passaggio di coloro che provenivano dalla zona collinare, i quali per entrare in città dovevano giungere fino alla porta dello Spirito Santo.
Nel 1640 durante il regno di Filippo IV, Cosimo Fanzago, incaricato dal viceré duca di Medina, provvide a realizzare la porta, ai cui lavori collaborò anche Bartolomeo Picchiatti, regolarizzando il pertuso aperto. Per tale motivo la porta, che fu dedicata al viceré, continuò ad essere appellata dal popolo porta Pertuso.
La porta mostrava il suo prospetto principale sulla piazza di Montesanto e subì numerosi danni durante i fatti d’armi del 1799, quando lo stemma reale, che si trovava al di sopra dell’epigrafe dedicatoria e degli stemmi vicereali e della città, fu seriamente danneggiato assieme a tutte le strutture in marmo della porta.
Nel 1873 il municipio cittadino, d’accordo con una società francese che intendeva allestire nella zona dei mercati, procedette alla demolizione da cui si salvarono gli stemmi e l’epigrafe dedicatoria, conservati prima al Museo Archeologico Nazionale e poi dal 1889 al Museo di San Martino. Il busto di San Gaetano di Thiene e l’iscrizione che ne ricordava l’opera salvifica sulla città dalla peste del 1656, posti sul lato posteriore della porta, furono conservati nella sacrestia della chiesa di Santa Maria delle Grazie in Montesanto.
In piazza Montesanto un’epigrafe dettata da Giulio Minervini e posta su un edificio di fronte alla Stazione della Cumana ricorda il luogo dove si trovava questa antica porta:
« FU IN QUESTO LUOGO / PORTA MEDINA / COSTRUITA DAL VICERE’ / DI QUEL NOME / NELL’ANNO MDCXL / DISTRUTTA / PER PUBBLICA UTILITÀ / NELL’ANNO MDCCCLXXIII » |
Fu dunque l’ultima grande porta cittadina ad essere costruita e fu anche l’ultima, sino ad oggi, ad essere abbattuta.