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Foto del mese: giugno 2018

4 ° secolo d C sarcofago romano raffigurante la leggenda di Prometeo creazione del primo uomo in mostra nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. – 4th century AD Roman sarcophagus depicting the legend of Prometheus creating the first man on display in the Naples National Archaeological Museum.

 

Il sarcofago, ritrovato nel 1817 in un mausoleo ai margini dell’antica Puteoli (Pozzuoli, NA), rappresenta il mito di Prometeo, il creatore dell’uomo ed è databile intorno al IV sec. d.C. Al centro, in basso, si trova il gruppo principale: il creatore dell’uomo, Prometeo, seduto, con il busto lievemente inclinato in avanti, intento ad osservare la sua cretura; l’uomo, ancora un fantoccio inerte di creta, rigidamente disteso ai suoi piedi, circondato dalle maggiori divinità del pantheon greco. In posizione preminente sono Hera e Zeus, nell’atto di dare ad Hermes, individuato dal caduceo (verga con due serpenti simmetricamente intrecciati e due ali aperte alla sommità: simbolo di prosperità e di pace), il denaro con cui riscattare da Ade la vita dell’uomo. Accanto ad Hermes vi è Poseidone con il tridente; ai due angoli, in alto, il carro di Selene ed il carro di Apollo. Fra Zeus e l’uomo degli Eroti spingono Psiche, l’anima, a dare la vita al primo essere umano. Il sarcofago è attribuito ad una officina romana; la sua presenza a Puteoli in età tarda testimonia della vita culturale ancora vivace nella città flegrea.

 

personaggi mitologici esercitano il loro fascino anche sull’uomo moderno. La mitologia antica richiama modelli universali, archetipi dell’umanità aldilà di ogni limite geografico e storico, quindi sempre validi. I miti rappresentano le forze che popolano il mondo interiore degli esseri umani e le esperienze fondamentali che questi affrontano durante la loro esistenza terrena: il bene, il male, il rapporto con la Natura, il cambiamento, l’amore, l’odio. Tra i personaggi mitologici più conosciuti vi è Prometeo, che è a metà strada tra un dio e un uomo e non appartiene del tutto alla categoria degli Dei Olimpici.

Prometeo è un Titano come il padre Giapeto (fratello di Cronos), ma non appartiene alla stirpe degli Dei dell’Olimpo. Il nome Prometeo deriva da “pro- metis” (il preveggente, colui che pensa prima degli altri). Per quanto riguarda la donna che mise al mondo Prometeo, la tradizione greca non ha elementi univoci: c’è chi riferisce il nome di Climene e chi invece quello di Asia, figlia di Oceano.

Prometeo e il destino degli uomini

Il mito di Prometeo si ricollega direttamente alla nascita dell’umanità e alla conseguente frattura tra gli Dei e gli uomini. Vi era infatti un tempo in cui questi vivevano insieme senza alcuna discordia.

Un giorno però tra gli dei e gli uomini nasce una discussione circa la spartizione delle parti di un toro. Zeus, chiamato ad intervenire per risolvere la questione, pensa di affidare la decisione al saggio Prometeo.

La spartizione dell’animale non rappresenta un’operazione puramente tecnica, in quanto segna il netto confine tra la condizione degli Dei e quella degli uomini. Su Prometeo incombe il compito assai gravoso di definire l’esatta frontiera tra il mondo degli Dei e quello degli uomini.

L’inganno di Prometeo a Zeus

Zeus procede con estrema cura alla pulizia dell’animale, taglia la carne, raccoglie le ossa e nasconde la parte più polposa all’interno del ventre sporco e viscido del toro. Poi ne ricava due pacchetti e li sottopone al vaglio di Zeus, che opta per la parte di carne che in apparenza sembra più appetitosa e di colore chiaro. Una volta aperto il pacchetto, però, Zeus si rende conto di essere stato ingannato, in quanto l’involucro contiene soltanto ossa, ben pulite e astutamente raccolte. L’ira di Zeus verso Prometeo a questo punto è incontenibile.

Il fuoco e le conseguenze dell’inganno

A seguito dell’inganno di Prometeo, Zeus decide di sottrarre agli uomini uno dei beni più preziosi, il fuoco. Questo fa ripiombare l’umanità ad un livello inferiore, più simile a quello delle bestie. Il fuoco è un elemento naturale che nella mitologia greca simboleggia la forza divina e rappresenta il potere della conoscenza che gli Dei avevano concesso agli uomini per raggiungere il progresso.

Oltre al fuoco, Zeus toglie agli uomini la disponibilità del grano, considerato la principale fonte di nutrimento e che, in passato, cresceva spontaneamente nei campi, senza alcuna fatica. D’ora in poi gli uomini saranno costretti a lavorare duramente per fare crescere il grano, scavando nella nuda terra e aspettando che i semi piantati germoglino per procedere alla raccolta.

Prometeo e il seme di fuoco

Prometeo, però, per riparare alla sventura arrecata agli uomini, si introduce nell’Olimpo e riesce a rubare un “seme di fuoco” e lo porta via in una canna senza essere visto. Il fuoco che Prometeo dona agli uomini non è però come quello divino. Essendo generato da un seme va sempre alimentato. Quando il Padre degli Dei si accorge che il fuoco è tornato a brillare nel mondo degli uomini, si adira tantissimo, e medita una vendetta furiosa. Infatti dopo poco tempo questi ordina ad Efesto, il Dio della metallurgia, di plasmare in argilla una forma femminile giovane e bella sulla quale le dee dell’Olimpo soffiano l’alito della vita per renderla in tutto per tutto simile ad una donna in carne e ossa.

Pandora, il vaso e i mali del mondo

Tale archetipo di donna si chiama Pandora, bellissima e adornata di gioielli splendenti, e somiglia ad una Dea. Dietro la sua bellezza disarmante si cela l’inganno. Per timore che l’ira divina possa colpire lo sprovveduto Epimedeo, Prometeo si fa giurare dal fratello di non accettare alcun dono proveniente dagli Dei. Ma quando la splendida Pandora gli fa visita, Epimedeo dimentica qualsiasi giuramento e si lascia sedurre dalla donna. Epimedeo prende in sposa Pandora e la fa vivere in casa sua.

Zeus intende portare a termine il suo piano di vendetta. Dice quindi alla donna di cercare in casa del marito una giara, che sia ben coperta e nascosta. Pandora si mette alla ricerca della giara appena il marito esce, e la trova in dispensa. Su suggerimento di Zeus, apre il coperchio per guardare cosa contiene, ma poi lo richiude subito come il Dio gli dice di fare.

Dalla giara escono fuori tutti i mali del mondo che, fino a quel momento, erano rimasti nascosti senza abbattersi sugli uomini: dolore, paura, povertà, morte, guerra, violenza. Solo l’attesa del futuro (“elpis”) resta intrappolata all’interno del contenitore, lasciando almeno agli uomini la possibilità di avere la speranza come unica consolazione. Da questo episodio nasce il mito del vaso di Pandora.

Prometeo e Chirone

La punizione nei confronti di Prometeo è abbastanza dura, dato che Zeus lo imprigiona su una montagna legandolo ad una colonna. Il povero Prometeo diventa la vittima dell’aquila di Zeus, che si ciba della sua carne. Ogni giorno il rapace divora il fegato di Prometeo che il giorno dopo gli ricresce per diventare nuovamente cibo per l’aquila.

A liberare Prometeo da questa triste sorte interviene il Centauro Chirone, che è immortale. Tra Prometeo e Chirone avviene uno scambio: il primo riceve da Chirone l’immortalità in cambio del suo diritto a morire. Il povero Chirone, ferito, soffre tantissimo fisicamente e vorrebbe mettere fine al suo dolore con la morte, ma essendo immortale non gli è concesso. Grazie a questo scambio Prometeo è finalmente libero.

(Da https://cultura.biografieonline.it/prometeo/)

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