foto del mese: ottobre 2018
Nella chiesa di Sant’Eligio Maggiore, in occasione dei restauri degli anni ’60 e ’70 fu riportata alla luce la straordinaria Cona dei Lani.
Si tratta di un monumentale polittico in terracotta proveniente dalla Cappella dei Lani (dal latino – macellai) che fu dedicata dalla corporazione dei macellai, facoltosi e potenti fin dal XIV secolo, a San Ciriaco.
Grande fu l’entusiasmo al momento della scoperta. Dagli studi topografici realizzati sulla chiesa, si è compreso che la cappella si affacciava sulla navata centrale ed era incastonata tra l’abside e l’altare maggiore.
Della Cona parla Summonte nel 1524 nella preziosa lettera che scrive a Marcantonio Michiel in cui si attesta: «In la ecclesia di Santo Eligio, un gran lavoro pulire di plastice, nella cappella dei Lanii, di mano di maestro Dominico napolitano, persona ingegnosissima».
L’imponente macchina di Sant’Eligio ha consentito di identificare, tra le migliaia di frammenti ritrovati, figure inginocchiate ed in piedi, la rappresentazione di un’Adorazione dei Pastori.
“La chiesa di Sant’Eligio Maggiore, tra borgo degli orefici e piazza Mercato fu bersaglio dei bombardamenti del 1943. In occasione dei restauri della chiesa degli anni ’60 e ’70 furono rinvenuti una quantità enorme di frammenti di sculture e di elementi architettonici in terracotta dipinta.
Furono subito riconosciuti come frammenti di un grande altare spariti dalla metà del Settecento dalla loro originaria ubicazione. Si tratta di un monumentale polittico in terracotta proveniente dalla Cappella dei Lani (dal latino- macellai) che fu dedicata dalla corporazione dei macellai, facoltosi e potenti fin dal XIV secolo, a San Ciriaco. Quella dei bucceri o macellai era realmente una ricca congregazione del territorio. Dagli studi topografici realizzati sulla chiesa, si è compreso che la cappella si affacciava sulla navata centrale ed era incastonata tra l’abside e l’altare maggiore. Della Cona parla Summonte nel 1524 nella preziosa lettera che scrive a Marcantonio Michiel (Venezia, 1484 – Venezia, 9 maggio 1552 letterato e collezionista d’arte italiano) in cui si attesta: «In la ecclesia di Santo Eligio, un gran lavoro pulire di plastice, nella cappella dei Lanii, di mano di maestro Dominico napolitano, persona ingegnosissima».
I frammenti si presentavano coperti da strati di depositi incoerenti e da conglomerati di malta mai rimossi dalla superficie dal momento della scoperta. Le poche tracce di pellicola pittorica e di doratura a bolo ancora presenti sulla terracotta avevano urgente bisogno di un consolidamento.
La pulitura ed il consolidamento delle superfici ha riportato alla luce la preziosa lavorazione di questi rilievi.
Recuperati dai depositi di Palazzo Reale nel 1999 e trasportati in locali della Soprintendenza in Castel S. Elmo, sono stati oggetto di studio e di interventi conservativi finalizzati alla ricomposizione dal 2000 al 2006. Il numero totale dei pezzi recuperati è di 1072 e furono trasferiti negli ambienti della Soprintendenza ai Monumenti ed il lavoro di ricostruzione, rallentato più volte per l’erogazione di fondi non sempre rapida, permise di ricostruire il 30% del polittico. Oggi tutte le sculture ed i frammenti delle parti architettoniche sono in deposito presso il museo della Certosa di San Martino. Il restauro non è mai stato portato a termine. Un decreto di rimodulazione del programma triennale di lavori pubblici del 27/06/2018 ha stanziato € 104.616,42 per l’Allestimento museale dell’opera e puntuali interventi edili e impiantistici per l’adeguamento funzionale degli ambienti.
La Cona è costituita da sei figure di Sibille, il profeta Davide con la lira in braccio, il Coro degli Angeli e l’immagine del Redentore.
La Cona dei Lani fu smontata a partire dal 1776 e non oltre questa data, sostituita da un dipinto di Fischetti raffigurante la Natività del Signore per l’abbellimento della chiesa che, dalle fonti, versava in uno stato deplorevole. Spesso la letteratura parla di questi ammodernamenti che ebbero ovviamente delle ripercussioni sugli allestimenti liturgici; nel caso della Cona essa fu interrata. Dove non si sa, probabilmente per tutelarla. Tutto ciò che era stato danneggiato dal tempo doveva essere nascosto sotto il pavimento della chiesa.